Chiusura ex Isaf di Storo: la situazione dell’occupazione in Valle del Chiese è sempre più drammatica, la maggioranza la smetta di fare chiacchiere e metta in campo soluzioni per il lavoro!

L’annuncio della multinazionale americana Lincoln Electric di voler dismettere le sue attività a Storo nello stabilimento ex Isaf è l’ennesimo colpo al mondo del lavoro in Valle del Chiese. Stiamo parlando di una ditta che occupa circa 50 dipendenti che da un giorno con l’altro si ritroveranno senza mezzi per sostenere se stessi e le loro famiglie in base ad una decisione presa da dirigenti lontanissimi dal territorio sul quale la fabbrica è insediata, e con tutta evidenza solo in base a logiche di massimizzazione del profitto. In questo momento è doveroso dare la massima solidarietà ai dipendenti dell’ex Isaf, ma lo è ancora di più mettere in campo soluzioni che consentano loro di poter continuare a lavorare, garantendo un futuro produttivo allo stabilimento sito nella zona industriale di Storo e ai lavoratori che lì sono impiegati.

Negli ultimi tre anni i lavoratori in uscita per aver raggiunto l’età pensionabile o per aver trovato una nuova occupazione non sono mai stati sostituiti. Non c’è stato alcun tentativo di ricambio generazionale. L’azienda non ha effettuato investimenti per modernizzare la linea produttiva ma, al contrario, ha proceduto con una serie di dismissioni industriali del gruppo in Italia e nel resto d’Europa. Non si tratta dunque di un fulmine a ciel sereno perché le avvisaglie non mancavano.

Poco dopo essere saliti al potere, alcuni assessori della attuale maggioranza provinciale scesero in Valle del Chiese e visitarono varie imprese, fra le quali proprio la ex Isaf, per poi magnificare la loro voglia di “svilupparsi e rimanere sul territorio”. A distanza di un anno e mezzo circa viene da chiedersi cosa abbiano in mente questi signori per il mondo del lavoro, a parte sostenere più o meno di nascosto la libertà di licenziamento senza limiti e i tagli salariali. Per mantenere l’industria che un tempo era la spina dorsale dell’economia della Valle del Chiese servono politiche industriali e strategie economiche serie. Dopo i casi Waris/Schläfer e Mariani e ora ex Isaf la Provincia Autonoma di Trento non può più far finta che il problema del lavoro in Valle del Chiese non esista o peggio, non la riguardi, spargendo solo chiacchiere a puro fine elettorale!

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