In risposta a Mauro Ottobre: ecco perché sbaglia sulla ‘ndrangheta in Trentino

La recente, sgangherata, uscita dell’ex deputato Mauro Ottobre sulla ‘ndrangheta in Trentino ha il pregio di porre una volta di più l’attenzione su una questione cruciale per il benessere della nostra Provincia e mette in guardia rispetto ai tentativi di insabbiare e minimizzare quanto emerso dall’operazione Perfido sfruttando il repertorio classico di chi vuol nascondere la polvere sotto il tappeto. 

Cosa ha sostenuto Ottobre? In sintesi per lui in Trentino non c’è la ndrangheta perché altrimenti in 30 anni ce ne saremmo accorti… il Trentino non è come gli altri territori del nord Italia, da noi appena la criminalità organizzata si manifesta la blocchiamo… e via sciorinando tutto il repertorio che porta direttamente alla massima “il problema del Trentino è il traffico”, mutuata pari pari dal film “Johnny Stecchino”.

Come ha ben capito chi ha partecipato al bel convegno organizzato venerdì sera a Lona da Questo Trentino, in realtà quanto emerso in Val di Cembra rappresenta una situazione da manuale di infiltrazione ‘ndranghetista. Ottobre si chiede pensoso come sia possibile non essersi accorti di nulla per 30 anni e conclude che non è possibile, la ndrangheta non c’è. Strano a dirsi ma 30 anni è più o meno lo stesso tempo servito perché venissero alla luce le infiltrazioni in Emilia e in Lombardia, ma tranquilli, non sarebbe la stessa cosa perché secondo Ottobre noi siamo superiori, o così almeno pare di capire. 

Ottobre poi sostiene che da noi non c’è criminalità organizzata perché non ci sarebbe traccia di violenza o di traffico di droga. In entrambe i casi si sbaglia. La violenza è ben esemplificata dal pestaggio subito da un operaio cinese nel 2014, dalle azioni di intimidazione e danneggiamento alle proprietà e ai beni di chi denunciava certi comportamenti e anche dalle intercettazioni in cui si possono sentire persone augurarsi di poter torturare, questo o quel soggetto. Per quanto riguarda la droga, si segnala invece un container di porfido spedito dall’Argentina a una ditta dai titolari trentini con all’interno 200 chili di cocaina, secondo gli investigatori spagnoli e argentini il traffico in questione sarebbe andato avanti da almeno 5 anni.

Il punto però non riguarda questi casi specifici, per quanto esemplificativi, il punto è che la ndrangheta (e le mafie in generale), se possono, evitano eventi eclatanti fuori dai territori d’origine (dove invece la violenza gli è talvolta utile per dimostrare che comandano loro e che quindi non è opportuno alzare la testa). Omicidi, attentati, sparatorie contribuiscono ad alzare la soglia di attenzione ed evidenziano la presenza della malattia che sta piano piano corrompendo il corpo economico sociale dei territori in cui queste organizzazioni si muovono. Per essere efficaci nella loro penetrazione le organizzazioni criminali hanno invece bisogno di una soglia attentiva bassa da parte della popolazione e dell’opinione pubblica. Pace tranquillità e del benevolo disinteresse (quando non della complicità…) delle istituzioni, fanno il loro gioco.

Ecco perché, se possono, non fanno troppo rumore, ed ecco perché è così difficile snidarle. Quando ciò avviene, perché come nel caso di Lona Lases hanno trovato persone come i membri del CLP, che non mollano e vogliono tenere pulita la loro terra, allora si alza la contraerea, fatta anche di politici che corrono a rassicurare sulla purezza dei compaesani, di sana fibra e costituzione morale, che per assunto mai e poi mai tollererebbero la criminalità qualora ci fosse… per cui è assiomatico non ci sia e chi lo dice o è matto, o è in malafede e comunque è reo di mettere in cattiva luce il territorio, che non lo merita.

Se sa di già visto è perché in effetti è un copione trito e ritrito, messo in scena identico ogni volta che si manifestano fatti riconducibili alla criminalità organizzata al nord.

La verità è che nessun territorio è di per sé immune dalla criminalità organizzata, che si muove con mezzi potenti, enormi disponibilità economiche, capacità persuasive non indifferenti e, nel caso della ‘ndrangheta, anche la precisa scelta strategica di insediarsi a livello locale, contaminando le comunità sulle quali piano piano poi estende la propria egemonia. 

Tutte caratteristiche che poi rendono tanto più difficile la sua rimozione, un compito che naturalmente non è facilitato da quei politici che, coscientemente o meno, fanno propaganda sulla “purezza” dei territori e così facendo agevolano il lavoro a chi quei territori vuole colonizzarli e distruggerli dall’interno.

* * * * *

Qui il servizio di Giorgia Cardini su L’Adige del 12 dicembre 2021

Ecco il video integrale del convegno tenuto a Lona Lases da QuestoTrentino venerdì 10 dicembre 2021 riguardo all’estensione delle infiltrazioni criminali in Trentino con:

  • Walter FERRARI – Coordinamento Lavoratori Porfido
  • Alberto MARMIROLI – laureato a Trento con testi sulle infiltrazioni di ‘ndrangheta in Emilia
  • Luigi GAETTI – ex sottosegretario agli Interni (Conte 1) e vicepresidente commissione parlamentare antimafia XVII Legislatura
  • Alex MARINI – consigliere provinciale M5S
  • Ettore PARIS – direttore Questo Trentino

2 Replies to “In risposta a Mauro Ottobre: ecco perché sbaglia sulla ‘ndrangheta in Trentino”

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