L’indice di Percezione della Corruzione (CPI) nel settore pubblico e nella politica misurato da Transparency International basandosi sull’opinione di esperti e assegnando una valutazione che va da 0, per i Paesi ritenuti molto corrotti, a 100, per quelli “puliti” colloca l’Italia al 53° posto a livello mondiale su un totale di 180 Paesi monitorati. L’Italia si colloca nella stessa posizione di Grenada e Arabia Saudita. È dunque posta sullo stesso piano di un Paese caraibico e di un regime monarchico assoluto d’impronta fortemente islamica, che si è distinto di recente per fatti sanguinosi come l’omicidio Khashoggi. Per migliorare le cose, almeno a livello trentino, nel corso della finanziaria in discussione il M5S aveva presentato un ordine del giorno che si proponeva di dare evidenza pubblica alla procedura di adozione del piano di prevenzione della corruzione e trasparenza (PTPCT) in modo da alzare la soglia di conoscenza rispetto al problema corruttivo e a quanto messo in campo per contrastarlo. Una proposta che la giunta ha bocciato senza nemmeno spiegare il perché.
A partire dalle raccomandazioni dell’ANAC abbiamo elaborato una proposta di ordine del giorno per fare in modo che anche la Provincia di Trento adottasse le buone pratiche già in uso in Lombardia, dove si è instaurata un proficuo rapporto tra Giunta e commissione consiliare competente in ordine all’approvazione di un documento di indirizzo generale sulla bozza preliminare del PTPCT. Non senza sorpresa il Presidente Fugatti ha espresso parere contrario alla proposta senza peraltro fornire alcuna motivazione.
Pensavamo che di fronte all’esempio della Lombardia e alle raccomandazioni dell’Autorità Fugatti assumesse un atteggiamento più ragionevole ma nemmeno questa volta è riuscito a stupirci. Come da par suo ha manifestato il massimo fastidio rispetto a norme e pratiche che possono assicurare un maggior livello di trasparenza, ridurre al minimo l’esposizione al rischio corruzione e agire in una logica preventiva rispetto alle infiltrazioni della criminalità organizzata. Se a inizio legislatura potevamo solo percepire una simile attitudine, ora abbiamo la certezza. Per questa maggioranza le regole e lo stato di diritto sono solo un intralcio che se possono cercano di calpestare.
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Segue la versione testuale della proposta di ordine del giorno n.35/120-121-122/XVI del 14 dicembre 2021 “Organizzare una conferenza pubblica per presentare i controlli effettuati e le iniziative in attuazione del Piano triennale di prevenzione della corruzione e trasparenza (PTPCT) 2021-2023 e illustrare il PTPCT 2022-2024” – DISCUSSA IL 16 DICEMBRE 2021 BOCCIATA/APPROVATA
collegata ai disegni di legge 8 novembre 2021, n. 120/XVI “Legge collegata alla manovra di bilancio provinciale 2022”, n. 121/XVI “Legge di stabilità provinciale 2022”, n. 122/XVI “Bilancio di previsione della Provincia autonoma di Trento per gli esercizi finanziari 2022-2024” e NADEFP 2022-2024
Nel Programma di Sviluppo Provinciale della XVI Consiliatura si specifica che è necessario creare un contesto di correttezza giuridica diffusa, basato su integrità, trasparenza e conformità dell’attività amministrativa ed idoneo a contrastare condotte illegittime o illecite, con benefici sulla semplificazione dell’attività amministrativa e la riduzione del contenzioso. In particolare, a fianco dell’implementazione di una cultura del servizio e della responsabilizzazione, è previsto il potenziamento dei controlli interni ed una maggiore integrazione e complementarietà tra controlli sulla legalità, prevenzione della corruzione e trasparenza;
nel Documento di Economia e Finanza Provinciale 2022-2024 approvato nel luglio 2021, al punto 7.2.8 ci si impegna ad “assicurare la prevenzione della corruzione e di conseguenza la trasparenza dell’attività amministrativa, incrementando l’efficacia degli strumenti di contrasto al fenomeno corruttivo e le politiche di integrità dell’organizzazione intesa quale fattore di attrattività degli investimenti in un territorio”. A tal riguardo si specifica che per proseguire l’attività volta a contrastare i fenomeni corruttivi e a favorire la trasparenza dell’attività amministrativa è stato approvato il Piano triennale per la prevenzione della corruzione e per la trasparenza 2021-2023 della Provincia autonoma di Trento (approvato dalla Giunta provinciale con deliberazione n. 492 del 26 marzo 2021);
riguardo alla prevenzione della corruzione, i profili di maggiore rilevanza inseriti nel PTPCT 2021-2023 riguardano:
– la verifica e il monitoraggio del graduale adeguamento delle mappature dei processi e l’analisi del rischio della corruzione alle indicazioni fornite da ANAC in allegato al Piano nazionale Anticorruzione 2019;
– l’adeguamento del processo di valutazione del rischio alle prescrizioni previste dalla norma UNI ISO 37001;
– l’adozione dell’atto organizzativo sulla misura della rotazione secondo le indicazioni fornite da ANAC in allegato al citato Piano nazionale Anticorruzione 2019;
con riferimento alla trasparenza, i profili di maggiore rilevanza riguardano:
– la prosecuzione dell’effettiva implementazione dell’applicativo informatico “portale Amministrazione Trasparente” per assicurare la pubblicazione in via autonoma da parte delle strutture responsabili della produzione dei dati, oltre che il miglioramento e l’efficientamento tecnologico nella gestione dei flussi informativi ai fini della pubblicazione dei documenti, dei dati e delle informazioni anche in ragione degli applicativi informatici attualmente in uso;
– l’incremento della trasparenza potenziando l’accessibilità della cittadinanza a documenti ed informazioni, rendendo quanto pubblicato maggiormente fruibile in termini di chiarezza e comprensibilità;
nella Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza Provinciale (NADEFP) 2022-2024 non vi sono indicazioni relativamente al contesto delle misure di prevenzione della corruzione;
il rapporto METRic «Monitoraggio dell’Economia Trentina contro il Rischio Criminalità» a cura di Francesco Calderoni (2013, Transcrime), già 8 anni fa, evidenziava che le maggiori vulnerabilità riscontrate nel corso dell’analisi del contesto locale erano legate alla carenza di controlli sulla corretta applicazione della legge. In particolare, il report rilevava quanto segue: a) la normativa prevedeva adeguati meccanismi di controllo ma che, di fatto, non erano attuati dagli organi competenti; b) i limiti nei controlli aumentavano ulteriormente il rischio di infiltrazione nei settori esaminati (appalti, costruzioni, attività professionali, scientifiche e tecniche, trasporti, attività finanziarie ed assicurative); c) in vista degli sviluppi futuri delle attività legate ai settori analizzati, appariva opportuno rinforzare il sistema quanto più possibile;
nell’aggiornamento 2015 al Piano nazionale anticorruzione (PNA), in riferimento alla preparazione dei piani triennali di prevenzione della corruzione, si specificava che la prima e indispensabile fase del processo di gestione del rischio è quella relativa all’analisi del contesto, attraverso la quale ottenere le informazioni necessarie a comprendere come il rischio corruttivo possa verificarsi all’interno della pubblica amministrazione per via delle specificità dell’ambiente in cui essa opera o per via delle caratteristiche organizzative interne. Nello specifico, l’analisi del contesto esterno avrebbe l’obiettivo di evidenziare come le caratteristiche dell’ambiente nel quale l’amministrazione o l’ente opera, con riferimento, ad esempio, a variabili culturali, criminologiche, sociali ed economiche del territorio possano favorire il verificarsi di fenomeni corruttivi al proprio interno;
nel medesimo aggiornamento del PNA del 2015 si sottolineava come mancasse, invece, una più accurata disciplina del processo di formazione del PTPC che imponesse una consapevole partecipazione degli organi di indirizzo. Nell’attesa del decreto delegato previsto dalla l. 124/2015 (art.7), era raccomandato alle amministrazioni e agli enti di prevedere, con apposite procedure, la più larga condivisione delle misure, sia nella fase dell’individuazione, sia in quella dell’attuazione. In fase di adozione, ad esempio, si evidenziava come potesse essere utile prevedere un doppio passaggio: l’approvazione di un primo schema di PTPC e, successivamente, del PTPC definitivo. Per gli enti territoriali, caratterizzati dalla presenza di due organi di indirizzo politico, uno generale (il Consiglio) e uno esecutivo (la Giunta), si suggeriva che sarebbe stato utile l’approvazione da parte dell’assemblea di un documento di carattere generale sul contenuto del PTPC, mentre l’organo esecutivo avrebbe mantenuto la competenza dell’adozione finale. In questo modo l’organo esecutivo (e il suo vertice, il Sindaco/Presidente) avrebbe più occasioni di esaminare e condividere il contenuto del PTPC;
sulla partecipazione del Consiglio l’Autorità Nazionale Anticorruzione si è espressa anche negli aggiornamenti successivi del PNA. Ad esempio, nell’aggiornamento del 2019 (delibera n. 1064 del 13 novembre 2019), ha specificato: “sulla base degli esiti della vigilanza condotta dall’Autorità, si è evinto che un elemento che pregiudica in modo significativo la qualità dei PTPCT e l’individuazione di adeguate misure di prevenzione è, senza dubbio, il ridotto coinvolgimento degli organi di indirizzo, abbiano essi natura politica o meno, nel processo di definizione delle strategie di prevenzione della corruzione e nella elaborazione del PTPCT.”;
in particolare, l’organo di indirizzo, ovvero il Consiglio provinciale, deve assumere un ruolo proattivo, anche attraverso la creazione sia di un contesto istituzionale e organizzativo favorevole che sia di reale supporto al responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza (RPCT) , sia di condizioni che ne favoriscano l’effettiva autonomia;
l’organo di indirizzo assume un ruolo fondamentale anche nella definizione degli obiettivi strategici in materia di prevenzione della corruzione e della trasparenza, elementi che costituiscono il contenuto necessario del PTPCT e che, secondo quanto rilevato dall’attività di vigilanza dell’Autorità, sono spesso carenti nei PTPCT;
in ordine al processo di formazione del PTPCT, nell’aggiornamento del PNA del 2019 si raccomanda “alle amministrazioni e agli enti di prevedere, con apposite procedure, la più ampia e consapevole conoscenza e condivisione delle misure da parte degli organi di indirizzo, nella fase della loro individuazione. Ciò anche in assenza di una specifica previsione normativa che disponga sulla partecipazione degli organi di indirizzo.”;
infine, per quanto riguarda la fase di adozione del Piano, l’Autorità raccomanda la previsione di un doppio passaggio ribadendo quanto già espresso nel 2015: “l’Autorità ritiene utile l’approvazione da parte dell’Assemblea di un documento di carattere generale sul contenuto del PTPCT, mentre l’organo esecutivo resta competente all’adozione finale. In questo modo l’organo esecutivo (e il suo vertice, il Sindaco/Presidente) avrebbe più occasioni di esaminare e condividere il contenuto del PTPCT.”;
la procedura per l’adozione del PTPCT sopra delineata viene utilizzata, tra gli altri enti regionali, dal Consiglio regionale della Lombardia, secondo i seguenti passaggi: il RPCT, dopo aver redatto la versione preliminare del Piano la trasmette e ne illustra i contenuti alla Commissione Speciale Antimafia, Anticorruzione, Trasparenza e Legalità (in Provincia di Trento in assenza di volontà di istituire una commissione con compiti specifici la competenza potrebbe essere attribuita alla Prima commissione consiliare) affinché la stessa possa esaminata con le necessarie informazioni in ordine ai metodi e alle tecniche utilizzate per redigerla. La Commissione viene dunque convocata per una seduta ad hoc al fine di elaborare le osservazioni alla versione preliminare ed inviarle al RPCT affinché lo stesso possa valutare di recepirle nella versione definitiva del PTPCT;
la norma e le prassi suggerite dall’Autorità prevedono inoltre che i contributi di cittadini, associazioni, organizzazioni, imprese ed enti siano messi nella condizione di aiutare l’amministrazione provinciale a migliorare e rendere più efficace l’azione di prevenzione dei fenomeni corruttivi e ad accrescere la trasparenza, nonché la strategia di prevenzione definita nel Piano. Il Consiglio non è dunque l’unico soggetto, se opportunamente informato e coinvolto, a poter svolgere un ruolo di supporto e di controllo nella predisposizione della strategia di prevenzione della corruzione;
Tutto ciò premesso, il Consiglio provinciale impegna la Giunta
- ad incaricare il RPCT della Provincia di Trento di organizzare una conferenza pubblica al fine di rendere conto dei controlli effettuati e delle iniziative intraprese in attuazione del PTPC 2021-2023 nonché di illustrare la versione preliminare del PTPCT 2022-2024, avendo cura di invitare i consiglieri provinciali, la cittadinanza, la associazioni, le organizzazioni, le imprese e gli enti potenzialmente interessati e utilizzando, al fine di organizzare questa conferenza e in relazione agli incarichi e alle spese necessarie a questo scopo, gli stanziamenti iscritti a bilancio;
- a comunicare alla Commissione consiliare competente, successivamente allo svolgimento della conferenza di cui al punto 1 e ai sensi dell’art.56 del Regolamento interno del Consiglio, la disponibilità del Presidente della Provincia e del RTPC (1) a fornire chiarimenti sull’attuazione del PTPCT 2021-2023 e sulla predisposizione della versione preliminare del PTPCT 2022-2024 e (2) a rispondere alle eventuali osservazioni presentate dai consiglieri o da altri soggetti della società civile, del mondo economico o della pubblica amministrazione;
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4 Replies to “Prevenzione della corruzione e trasparenza. La giunta provinciale di Trento si rifiuta di migliorare la procedura di adozione del piano triennale ”