È uscita da poco la bozza della nuova relazione sull’attività della commissione parlamentare antimafia. A testimonianza del fatto che non esistono luoghi immuni dall’opera delle organizzazioni criminali, ben 21 pagine (da pagina 258 a pagina 279) sono dedicate alla situazione del Trentino-Alto Adige.
Tra gli obiettivi che mi ero posto a seguito della mia elezione a consigliere provinciale c’era quello di rafforzare la capacità del Trentino-Alto Adige di resistere alle infiltrazioni delle organizzazioni criminali, la cui opera nefasta avevo potuto toccare con mano nel corso della mia precedente attività al fianco del deputato Riccardo Fraccaro.
Le direttrici tramite le quali ho lavorato per cercare di contrastare l’attività mafiosa nelle Province di Trento e Bolzano sono state essenzialmente 2. La prima è stata il tentativo di istituire un Osservatorio sull’attività delle organizzazioni criminali o, in alternativa, una commissione antimafia permanente. Pur avendo depositato 2 disegni di legge, numerose interrogazioni, ordini del giorno e altri atti, la maggioranza Lega-Patt-SVP ha fatto di tutto per rallentare e impedire di approvare questi provvedimenti. Poiché interpretano la democrazia come il diritto della maggioranza a sopraffare le minoranze, ci sono riusciti, ma senza mai avere il coraggio di votare pubblicamente contro, così da poter raccontare di essere contro alla criminalità organizzata, quando, nei fatti, le loro scelte la favoriscono.
La seconda direttrice ha riguardato l’impegno a sollecitare un maggiore coinvolgimento della commissione antimafia nazionale nelle questioni riguardanti il Trentino-Alto Adige. Mi sento di poter dire che questo obiettivo è stato raggiunto. Grazie all’impegno del M5S sono prima state organizzate audizioni specifiche nel palazzo San Macuto a Roma per aggiornare la Commissione sulla situazione trentina, specie riguardo alle infiltrazioni nel settore del porfido. In un secondo momento siamo poi riusciti ad ottenere un sopralluogo della Commissione nelle province di Trento e di Bolzano, mettendo in campo una serie di contributi importanti e dando così risalto a un mondo criminale che faceva di tutto per nascondersi, operando la sua attività in maniera silenziosa e al tempo stesso dannosissima.
I risultati di questo lavoro, che è stato assai impegnativo, è contenuto nelle 21 pagine che la Commissione antimafia ha dedicato al Trentino-Alto Adige. Anche in conseguenza di ciò, la favoletta del territorio “sano a prescindere” è definitivamente archiviata. Invece di vivere in un mondo di fantasia, propagandato solo da chi aveva interesse a non vedere, ora bisogna confrontarsi con la realtà. Può essere sgradevole ma è l’unica maniera per salvarci da una colonizzazione mafiosa che va avanti sotto traccia ormai da anni senza che il mondo della politica abbia mai osato proferir parola, anzi in alcuni casi finendo “casualmente” a cena con alcuni dei presunti protagonisti del malaffare.
Avendo capito da tempo come girano le cose nelle segreterie di certi partiti politici non mi stupisco della loro contrarietà a mettere in campo una seria politica di contrasto alle attività mafiose. Quello che mi fa specie però è che nella (supposta) terra dell’autonomia ci sia meno disponibilità ad intervenire per difendere i cittadini e il territorio di quella che abbiamo riscontrato a Roma. Dovrebbe bastare solo questo a far riflettere sulla qualità e sulle priorità di buona parte della classe politica che ci governa.
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Qui il testo della bozza della relazione sull’attività svolta dalla Commissione parlamentare antimafia nella XVIII Legislatura e presieduta da Nicola Morra.
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