Destra e sinistra fanno saltare il tetto ai compensi dei manager pubblici. In Trentino-Alto Adige ci avevano già pensato Lega e SVP per A22

Con le Camere sciolte, le elezioni alle porte e il governo in carica solo per gli affari correnti, le due facce della stessa moneta, umoristicamente dette “destra” e “sinistra”, si mettono d’accordo per spendere circa sei miliardi in carri armati, missili, elicotteri da combattimento. Unico a votare contro, il M5S. Non contenti gli stessi soggetti (forse con la complicità del Ministero dell’Economia) riescono nell’epica impresa di far saltare il tetto agli stipendi dei manager pubblici, che era fissato a 240 mila euro l’anno, non proprio noccioline. La norma ovviamente avrà riflessi anche in Trentino, ad esempio per ciò che riguarda A22, dove avevamo accertato che il tetto agli stipendi non era stato fatto rispettare.

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Attività di agosto 2022 – Newsletter n° 46

Elezioni politiche 2022

Con le elezioni politiche alle porte anche agosto è stato un mese impegnativo. Il 4 agosto il collega Diego Nicolini ed io abbiamo organizzato l’assemblea regionale M5S a Salorno. È stato un appuntamento a tratti emozionante, e molto sentito, con un passaggio anche commovente quando Riccardo Fraccaro ci ha comunicato il suo commiato dalla politica attiva, dopo 9 anni vissuti ai vertici della politica nazionale. È stato un evento davvero importante. Fino all’assemblea di Salorno, non lo nascondo, avevamo dei dubbi sulla capacità di condurre la campagna elettorale in maniera positiva. Venivamo da anni tremendi che, tra Covid, scissioni e altro, avevano dato l’impressione di aver prosciugato le energie di molti dei nostri attivisti. Con la serata di Salorno ci siamo accorti invece che il trasporto e la volontà della nostra gente erano rimasti e anzi si erano rafforzati nelle traversie. Col senno di poi, la campagna elettorale sta andando bene ma ad inizio mese la strada si presentava irta e piena di ostacoli avendo l’intero arco politico (e non solo) schierato contro il M5S, come ho sottolineato nella riflessione Il M5S è l’unica alternativa alle tre destre

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Società partecipate. La Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol lavora per aggirare le norme anziché applicarle

Nei giorni scorsi sono state pubblicate tutte le tre interrogazioni regionali in materia di società partecipate (ovvero in materia di Pensplan e A22) che Diego Nicolini ed io avevamo presentato nei mesi di marzo ed aprile.

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Il M5S chiede di rendere più trasparenti i criteri di nomina degli amministratori di A22 e Pensplan

Il Consiglio regionale del Trentino-Alto Adige-Südtirol deve adeguare la normativa regionale in fatto di partecipate ai criteri nazionali (a loro volta adeguati alle richieste europee). Di fatto le più importanti partecipate regionali sono A22 e Pensplan, che come tutti sanno rivestono un ruolo decisivo nel quadro economico della nostra Regione. Notiamo che nella legge proposta dalla maggioranza e negli emendamenti che sistematicamente fioccano fuori dai termini per il deposito, come da copione, mancano i più basilari riferimenti in fatto di meritocrazia, trasparenza e accountability. Per questo motivo Diego Nicolini ed io non ci siamo limitati a presentare alcune interrogazioni, ma abbiamo anche elaborato proposte emendative di merito per migliorare la normativa

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La maggioranza dice l’ennesimo NO alla trasparenza. Negata una ricognizione sulla composizione dei consigli di amministrazione delle società partecipate!

Anche nell’ultima seduta di Consiglio provinciale abbiamo portato avanti la battaglia per una maggiore trasparenza delle nomine pubbliche e della composizione dei board delle società partecipate. Con un ordine del giorno chiedevamo che venisse prodotta una ricognizione sulle modalità di nomina dei componenti degli enti di controllo delle agenzie e degli enti provinciali per poi renderle pubbliche. Risposta della maggioranza? Niente da fare!

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La destra trentina dice (ancora) no alla trasparenza sulle procedure di nomina nelle società partecipate

Nell’ultima sessione consiliare mi sono trovato nuovamente ad affrontare la grave emergenza democratica rappresentata dalle procedure di nomina dei componenti dei consigli di amministrazione delle società partecipate. Si tratta di una problematica che si trascina dalle scorse legislature e che la destra trentina non pare interessata a risolvere ma solo ad approfittarne.

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Opera Universitaria trentina nelle mani della maggioranza, ultimo capitolo di una svolta autoritaria!

Ieri mi è stata notificata la risposta ad un’interrogazione riguardante il livello di soddisfazione degli utenti dei servizi dell’Opera universitaria di Trento che risaliva allo scorso aprile. Il testo, denso di dati e molto esaustivo, fornisce un notevole spaccato sulla come operasse l’Opera Universitaria trentina prima della “riforma”, approvata l’altro giorno dal Consiglio provinciale, che ha messo sotto il controllo della maggioranza, e quindi della politica, la presidenza di questo ente. Un vero peccato allora che mi sia stato reso noto proprio dopo che il Consiglio ha discusso il disegno di legge (32/XVI). Lo avessi avuto prima ne avrei approfittato per illustrare ai colleghi consiglieri come lavori l’Opera Universitaria e quali siano i rischi di cambiare la sua governance. Ma del resto non sarebbe cambiato molto. È chiaro a tutti infatti che la maggioranza mirava solo ad impadronirsi del controllo dell’ennesima poltrona. Tanto da spingersi a dichiarare nella relazione di maggioranza al testo di legge che l’Opera Universitaria è un ente strumentale della Provincia e come tutti gli altri e che come tale è giusto che a nominarne i vertici sia la politica senza essere vincolata al parere dell’Università. Non solo, siccome l’Opera gestisce circa 13 milioni di euro all’anno la maggioranza, incredibile a dirsi (o forse no…), arriva a sostenere che proprio quel denaro a maggior ragione giustifica la scelta di indicare “in maniera indipendente una persona di fiducia che possa presidiare l’utilizzo di tali ingenti risorse in modo da scongiurare anche eventuali situazioni di malversazione. Come dire che un soggetto nominato su base fiduciaria ed esclusiva da politici di parte cui si danno in mano 13 milioni di euro pubblici li gestirà sicuramente meglio di un’altra persona scelta di concerto con l’Università nell’interesse dei cui studenti quelle risorse dovrebbero essere spese…

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Il direttore del Mart lo sceglie la Giunta provinciale. Il presidente non ha deleghe gestionali

Oltre che sgradevoli nella forma, le parole che il presidente del Mart Sgarbi ha riservato al suo viceper aver “osato” suggerire che nel 2020 il museo ospiti una grande mostra su Fortunato Depero mi sembrano inappropriate nella sostanza. Come ha ricordato l’ANAC stessa, il presidente del Mart ha solo la rappresentanza legale del museo. Può eventualmente adottare provvedimenti urgenti indifferibili, che però deve sottoporre alla ratifica del consiglio di amministrazione nella prima seduta utile. I poteri di concreta gestione del museo sono invece attribuili alla figura del direttore che naturalmente deve informare e attuare gli indirizzi strategici individuati dal Cda.

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Depositata interrogazione per chiedere l’accertamento dei titoli professionali in possesso al deputato Sgarbi

Si è fatto e si fa giustamente un gran parlare della nomina di Vittorio Sgarbi alla presidenza del Mart, a tal riguardo c’è però un aspetto che forse avrebbe meritato maggior attenzione, l’utilizzo e la congruenza fra il titolo di professore ordinario attribuito e auto-attribuito a Sgarbi, e il curriculum vitae del parlamentare.

Il punto è molto semplice: ha diritto Sgarbi di fregiarsi del titolo di professore, e tanto più, di professore ordinario? Continua a leggere “Depositata interrogazione per chiedere l’accertamento dei titoli professionali in possesso al deputato Sgarbi”