Messa in sicurezza della Sarca: riqualificare è possibile… a patto di volerlo fare!

«L’alveo del fiume ha subito modificazioni tali da rendere utopistico un ritorno alle morfologie dei secoli passati e assai limitate le possibilità di una “rinaturazione” del fiume». Così l’assessore Zanotelli rispondendo ad una mia interrogazione riguardo alla sicurezza degli argini della Sarca. In effetti l’assessore ha ragione… e infatti nessuno aveva chiesto di tornare allo stato della Sarca com’era ai tempi del Principe Vescovo (e no, non ci riferiamo all’epoca dellaiana). Ciò che si chiedeva è un progetto di riqualificazione del fiume Sarca. Cosa vuol dire? Come ha spiegato benissimo nei mesi scorsi Giuliano Trentini del Centro Italiano per la Riqualificazione Fluviale (Cirf) “trovare un nuovo assetto morfologico dell’alveo della Sarca che sia in equilibrio col nuovo assetto del bacino”. Questo è assolutamente fattibile. Il problema infatti non è tecnico ma urbanistico e di uso concorrente del territorio, ovvero a livello politico bisogna decidere se si ritiene utile e consono riservare parte delle aree attraversate dalla Sarca allo sviluppo del fiume o se si ritenga di continuare a restringerlo e ingabbiarlo fino a trasformarlo in un canale che di naturale non ha nulla. La scelta è eminentemente politica ed è falso affermare che dal punto di vista tecnico ci sia qualcosa di impossibile.

Ma le risposte sorprendenti dell’assessore Zanotelli sono state anche altre. Avevamo chiesto se si fosse agito per far dialogare il Servizio Bacini Montani col Parco Fluviale del Sarca, in maniera simile a quanto fatto in Provincia di Bolzano per la messa in sicurezza degli alvei dei fiumi. Zanotelli ci ha risposto che i Bacini Montani hanno partecipati ai gruppi di lavoro istituiti in occasione della nascita del Parco Fluviale del Sarca, al fine di spiegare quale fosse il loro ruolo istituzionale e che cose simili a quelle messe in atto dalla Provincia di Bolzano, Trento le fa assieme alla Carinzia. Questo purtroppo a noi non risulta, visto che non si possono confrontare né per tipologia né per estensione gli interventi bolzanini a quelli trentini. Ad esempio, a Bolzano hanno rimosso tutte le briglie sul Talvera, anche in città, e comunque hanno un piano molto ambizioso con decine di chilometri di riqualificazioni che un pezzo alla volta stanno portando avanti. A Bolzano si lavora in maniera innovativa insomma. In Trentino invece siamo più o meno fermi a un’iniziativa del 1999, con interventi vecchi di decenni. A prescindere da tutto questo, col Parco Fluviale del Sarca dalla Provincia hanno condiviso in tutto il documento “Piano di gestione della vegetazione del Sarca”, il che non sembra esattamente una collaborazione  in grande stile, anzi…

E a proposito di messa in sicurezza degli argini, come vanno le cose? A occhio e croce non proprio benissimo. Avevamo chiesto se esistessero piani di rischio per i corsi d’acqua trentini e se fossero stati aggiornati a seguito delle alluvioni degli ultimi 10 anni. Risposta: esiste una Carta della Pericolosità da fenomeni alluvionali e torrentizi che sta alla base della Carta di Sintesi della Pericolosità. Per quanto riguarda il bacino del Basso Sarca l’aggiornamento di questa Carta è subordinato ad uno studio idrologico e idraulico, commissionato quasi un anno fa e attualmente ancora in corso. Detto altrimenti, allo stato i piani di rischio della Sarca non sono aggiornati mentre per quanto riguarda gli altri corsi d’acqua trentini l’assessore ha preferito non elaborare.

Insomma, a conti fatti ci pare che la gestione della Sarca e della sua sicurezza ponga più di un interrogativo, ma di fondo la questione è quella che accennavamo all’inizio. La politica deve decidere se vuole un fiume vitale, attrattivo e autentico, che rappresenti una ricchezza per il territorio e la popolazione oppure preferisca realizzare un canale di scolo da tenere nascosto e che sia costante fonte di disagio e pericolo per chi vive nelle sue vicinanze. A oggi, purtroppo, ci pare che chi governa il Trentino sia orientato più per la seconda ipotesi che per la prima.

* * * * *

Segue testo dell’Interrogazione n. 2352/XVI presentata il 1° marzo 2021 “Interventi di messa in sicurezza degli argini del fiume Sarca” e la risposta fornita il 25 giugno 2021:

il 30 agosto e il 3 ottobre 2020, in conseguenza delle abbondanti precipitazioni che ne avevano ingrossato l’alveo, si verificavano due piene del fiume Sarca. Detti eventi causavano numerose criticità ai territori limitrofi al corso del fiume, il quale, esondando in molti punti, danneggiava attività agricole e produttive, raggiungendo e invadendo anche i piani inferiori di alcune abitazioni;

l’assessora all’agricoltura Zanotelli nel commentare pubblicamente la situazione evidenziava come si fosse trattato di eventi eccezionali. Tale puntualizzazione è stata peraltro ribadita anche nei giorni scorsi quando sono stati annunciati interventi di potenziamento degli argini con sovralzi per circa un chilometro lungo la ciclabile all’altezza dell’area produttiva di Arco, oltre a svasi in corrispondenza delle sezioni critiche, come ad esempio in località Sarche presso le case Salvetta nei pressi del ponte (Comunicato dell’Ufficio stampa n.493 del 23 febbraio 2021 “Contenimento del Sarca, confronto tra Provincia, sindaci, associazioni e comitati”);

la piena del Sarca è stata in effetti il secondo evento più significativo in base alle registrazioni dell’idrometro di Sarche, dopo quello del settembre del 1999, un evento in parte imprevisto, soprattutto a causa delle precipitazioni che si sono verificate nella parte alta del bacino del Sarca e che non si sono trasformate in neve neppure in quota (“Il Sarca fa paura” di Claudio Chiarani – LaBusa, novembre 2020);

le esondazioni sono fenomeni naturali, soprattutto se si considera la summa degli eventi meteorologici su arco temporale di cento anni. I problemi si verificano semmai quando questi eventi impattano su un territorio largamente alterato dall’azione antropica e spesso quindi in seria difficoltà nel contenerne le esternalità negative. Come affermato dal direttore dell’ufficio di zona dei bacini montani, infatti:«certi eventi si verificano e che l’acqua fa quello che deve fare e che ha sempre fatto […] si scontrano con quanto fatto dall’uomo che modifica il territorio per insediamenti abitativi o produttivi deviando il corso naturale dei fiumi. Tutto contribuisce a far sì che oggi noi ci si trovi davanti a questi fenomeni. Le campagne, però, sono sempre state una sorta di valvola di sfogo, quando il livello del fiume sale e tracima, non è da oggi che lo scopriamo. Ciò che è accaduto recentemente è imputabile a una concausa di eventi» (“Il Sarca fa paura” di Claudio Chiarani – LaBusa, novembre 2020);

a fine ottobre 2020, anche in considerazione del fatto che taluni eventi eccezionali si verificano in maniera sistematica lungo un gran numero di corsi d’acqua, la Provincia di Trento ha emanato specifici provvedimenti di risarcimento pari al 100% dei danni subiti. Le domande di indennizzo andavano presentate dal 15 novembre 2020 al 15 gennaio 2021 e dovevano essere indirizzate al Servizio Prevenzione rischi e Centrale unica di Emergenza per le abitazioni. Per le attività agricole invece le domande andavano inviate al Servizio Agricoltura. Per le attività economiche diverse dall’agricoltura, l’attività di accertamento di eventuali danni a fine ottobre risultava ancora in corso, quindi all’epoca si era deciso di demandare a un successivo provvedimento l’approvazione dei criteri per la concessione di contributi, le cui domande avrebbero dovuto eventualmente essere indirizzate ad Apiae – Agenzia provinciale per l’incentivazione delle attività economiche (Maltempo del 2-4 ottobre: ecco gli indennizzi – Ufficio stampa della Provincia, comunicato 2505 del 23.10.2020);

le esondazioni avvenute in Trentino nel corso del 2020 hanno inesorabilmente fatto sorgere un acceso dibattito pubblico in merito alle modalità di gestione dei corsi d’acqua provinciali, con particolare riferimento alla gestione della vegetazione che cresce sulle rive o all’interno degli stessi. A scontrarsi due tesi. Da una parte l’idea di procedere alla rimozione di tutta la vegetazione nei pressi dei fiumi, in ossequio del principio della sicurezza idraulica e dall’altra le richieste di attivare interventi di rimozione selettiva della vegetazione, secondo una logica di cura e mantenimento dei servizi ecosistemici offerti dai corsi d’acqua (Sarca: le tutele di sicurezza e degli ecosistemi in contrapposizione LaBusa, 07 dicembre 2020);

nel caso di specie le posizioni di cui al precedente paragrafo sono state impersonificate da soggetti afferenti alla società civile. Il comitato “Sarca Sicura” ha sposato la tesi della necessità di garantire la sicurezza idraulica del fiume con la dragatura del letto del fiume e la programmazione di costanti interventi di pulizia (Esondazioni della Sarca, il Comitato richiede interventi immediati – LaBusa, 05 novembre 2020). Linea sostenuta anche dall’associazione “Oltre il Sarca”, che ha esortato le Istituzioni ad interventi di scavo dell’alveo del fiume Sarca oltre a chiedere che a pagare per i danni causati dalle esondazioni non siano i privati cittadini che li subiscono ma coloro che hanno in gestione ampi tratti del corso d’acqua (Associazione “Oltre il Sarca”: “Mettere in sicurezza il fiume significa pulire il greto” – LaBusa, 26 novembre 2020). Ragionamenti e conclusioni diametralmente opposti a quelli proposti dall’associazione “Amici della Sarca” che, basandosi su una serie di prese di posizione da parte di esperti del settore hanno sostenuto la tesi che interventi invasivi di scavo degli alvei e di rimozione della vegetazione ripariale sarebbero di fatto dannosi non solo per la tutela degli ecosistemi fluviali ma anche per l’accrescimento implicito del pericolo idraulico, dato che, secondo questa scuola di pensiero, alluvioni ed esondazioni non verrebbero affatto contenute semplicemente facendo scorrere l’acqua più velocemente ma al contrario sarebbe necessario dissiparne la veemenza (Associazione Amici della Sarca: “No all’intervento di ruspe e motoseghe sul fiume” – LaBusa, 22 novembre 2020);

sul tema, di particolare rilievo è stato l’intervento del dott. Giuliano Trentini, presidente di CIRF (Centro Italiano per la Riqualificazione Fluviale) ed esperto riconosciuto a livello internazionale in fatto di ingegneria ambientale, secondo il quale, a differenza di quanto avviene nel resto d’Italia e d’Europa, in provincia di Trento mancherebbe un serio piano di bacino, non solo per il fiume Sarca ma per tutti i corsi d’acqua presenti sul territorio trentino, cosa questa che porterebbe a rispondere alle crisi alluvionali facendo “tabula rasa” con interventi straordinari realizzati a posteriori, invece di operare con gradualità prendendosi cura dei fiumi in maniera ordinaria in modo da prevenire i danni causati dalle alluvioni con interventi mirati e pianificati nel tempo. Secondo il dott. Trentini la Provincia a oggi non avrebbe un piano del rischio adeguato riguardo al fiume Sarca, mancando anche una seria mappatura del rischio che tenga conto delle mutate condizioni del fiume, in larga parte antropizzato nel corso degli anni e che provveda laddove necessario a intervenire con accorgimenti di mitigazione del rischio, che non dovrebbero comunque limitarsi al mero innalzamento degli argini ma abbracciare un più ampio ventaglio di soluzioni tecniche (Sarca: contro le alluvioni manca un vero piano del rischio, dice l’ingegnere dei fiumi – L’Adige, edizione online, 23 dicembre 2020);

intervenendo in replica alla presa di posizione del dott. Trentini, i responsabili politico/istituzionali della Provincia di Trento hanno precisato che i piani di bacino esisterebbero in Trentino come nel resto d’Italia e che l’effetto “tabula rasa” sulla vegetazione riparia sarebbe stato conseguente alle esondazioni fluviali occorse durante il 2020 e non agli interventi dei servizi provinciali, intervenuti invece a rimuovere piante e alberi sradicati dalla furia delle acque. Nella loro risposta comunque i responsabili provinciali hanno di fatto sottolineato la necessità di trovare delle soluzioni di sistema alla problematica della sicurezza idraulica ammettendo la necessità di rinaturare i corsi d’acqua che negli ultimi decenni sono stati imbrogliati e cementificati dall’uomo con gravi danni alla loro funzionalità ecologica (Fiume Sarca: nessuna “tabula rasa”, il modello di gestione c’è – Ufficio stampa della Provincia, comunicato 3065 del 23.12.2020);

la Sarca, fiume che nasce dai ghiacciai dell’Adamello e percorre il Trentino sud occidentale fino a sfociare nel lago di Garda, rappresenta una delle risorse naturali e paesaggistiche più caratteristiche e al tempo stesso più preziose e insostituibili dell’intero territorio provinciale, che del resto la stessa Sarca ha modellato per secoli fino a donare al corso d’acqua la fisionomia attuale. La Sarca dà il nome e fa parte di 2 reti delle riserve (Alto Sarca e Basso Sarca), mentre di recente è nato anche il Parco Fluviale Sarca, con sede a Tione di Trento;

l’ambizioso progetto di ampliamento della sezione fluviale del rio Mareta e di rimozione di traverse per favorire la continuità longitudinale ed il recupero di habitat ripariali (Riqualificazione del rio Mareta – Vincitore Premio RF 2018 – Canale YouTube del CIRF, 27 novembre 2019) e di altri fiumi dell’Alto Adige promossa dall’Agenzia per la Protezione Civile della Provincia Autonoma di Bolzano dimostra che, coinvolgendo sia le strutture istituzionali che la società civile tramite lo strumento del parco fluviale anche la Provincia di Trento potrebbe, volendo, procedere con interventi di rinaturalizzazione della Sarca nel contempo garantendo le condizioni sicurezza idraulica sull’intero suo corso;

tra gli obiettivi e le attività del Parco Fluviale del Sarca spiccano le seguenti: 

  • la conservazione e la tutela attiva del fiume, della biodiversità, degli habitat e delle specie nei siti di Natura 2000, nelle Riserve Locali, nelle Aree di Integrazione Ecologica e negli ambienti dell’ecosistema fluviale e lacustre;
  • la messa a punto di interventi di valorizzazione dell’ambiente fluviale, pensati per potenziare e recuperare fruibilità e accessibilità ai fiumi, ai laghi e alle aree protette, recuperare e rafforzare i legami delle comunità con il territorio;
  • la promozione di processi e forme di sviluppo socio-economico sostenibile, che rispettino e preservino nel lungo periodo le risorse naturali, culturali e sociali, contribuendo al benessere e alla piena realizzazione delle persone che vivono, lavorano o soggiornano nel territorio del Parco;
  • la promozione della cultura della sostenibilità e della responsabilità ambientale e sociale attraverso apposite attività di comunicazione e formazione;
  • la realizzazione dei programmi di sviluppo rurale, ovvero di progetti co-finanziati dal Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale; 
  • l’avvio di progetti integrati, cioè di un insieme di azioni intersettoriali, coerenti e collegate tra loro che convergono verso il comune obiettivo di tutela attiva e valorizzazione del territorio;
  • la promozione di studi e ricerche, contributi a carattere scientifico, volti ad approfondire tematiche specifiche e rilevanti per il territorio con l’obiettivo di verificare l’efficacia delle azioni di tutela promosse dal Parco Fluviale e migliorare la gestione dell’area protetta;

lo stesso presidente del Parco Fluviale del Sarca ha ribadito in più di un’occasione la sua disponibilità ad affrontare la questione della tutela del corso d’acqua coniugando la garanzia della sicurezza idraulica del fiume con l’ecosostenibilità degli interventi. In tal senso vedasi ad esempio la convocazione urgente del Forum Territoriale, richiesta da svariate associazioni ambientaliste e accolta dal presidente del Parco Fluviale del Sarca allo scopo di dar luogo ad un fattivo confronto rispetto alle problematiche ingeneratesi a seguito delle piene avvenute nel corso del 2020 (Prevenzione piene e tutela Sarca, accolta la richiesta del Forum – LaBusa, 14 dicembre 2020);

tutto ciò premesso si interroga il Presidente della Provincia per sapere

  1. quali siano gli atti di competenza adottati al fine di favorire il dialogo tra Servizio bacini montani e il Parco Fluviale del Sarca, anche al fine di valutare e sviluppare iniziative similari a quelle promosse dalla Protezione Civile della Provincia di Bolzano con il supporto del Centro Italiano per la Riqualificazione Fluviale, menzionate nelle premesse;
  2. se esistano piani di rischio per ciascuno dei corsi d’acqua trentini e se ne sia stato previsto l’aggiornamento a seguito delle esondazioni e degli eventi calamitosi verificatisi nell’ultimo decennio;
  3. se, in aggiunta agli interventi di potenziamento degli argini, abbia ritenuto adeguato l’attuale piano di rischio riguardante il fiume Sarca e se non si ritenga opportuno aggiornarlo, prestando particolare attenzione alla modellistica e definendo con particolare attenzione le aree a maggior rischio di esondazione, i tempi di ritorno, l’intensità prevedibile delle piene e così via;
  4. quali interventi di rinaturazione si ritenga di effettuare sul corso del fiume Sarca per ridurre il rischio di esondazioni e altre problematiche connesse ad eventi di piena causati da precipitazioni meteoriche di forte intensità, con quale cronoprogramma e col coinvolgimento di quali enti e Servizi.

RISPOSTA FORNITA DALL’ASSESSORA GIULIA ZANOTELLI IL 25 GIUGNO 2021:

Qui alcune considerazioni integrative dell’ingegner Giuliano Trentini:

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