Togliere ai poveri per dare ai ricchi, convincendo i primi che farsi fregare sarebbe nel loro interesse. Questa la “filosofia” che anima l’uscita effettuata dal consigliere provinciale Claudio Cia contro il reddito di cittadinanza. Una presa di posizione che dimostra come egli si sia ambientato benissimo nel partito che è stato rappresentato da personaggi quali Sandro Nicolò, Roberto Rosso o Edmondo Cirielli e che non trova niente di meglio che fare un po’ di becera propaganda contro il reddito di cittadinanza buttando lì affermazioni fallaci e artificiose in merito ad un comunicato stampa che non riguarda fra l’altro il Trentino.
I fatti sono i seguenti: il giorno di Ferragosto a livello nazionale l’Ispettorato del lavoro e il Nucleo Tutela del lavoro dei Carabinieri hanno svolto una serie di controlli per lo più su aziende della ristorazione e del comparto turistico. Su 211 aziende controllata 149 presentavano irregolarità in termini di gestione dei lavoratori. Di queste 58 sono state conseguentemente chiuse. Alcuni dei dipendenti in nero scoperti (non viene specificato quanti) percepivano il reddito di cittadinanza. Come detto, i dati fanno riferimento al quadro nazionale, ma da una verifica da noi effettuata presso l’Ufficio Ispettivo del Lavoro di Trento non risulta che esso abbia effettuato controlli di alcun genere nel periodo di Ferragosto, quindi il dato non dovrebbe riguardare il Trentino (è teoricamente possibile si sia mossa la Finanza ma non ci risultano evidenze a riguardo).
In pratica dunque l’Ispettorato Nazionale del Lavoro ha scoperto che in Italia nel settore della ristorazione e del turismo c’è tanto lavoro nero, il che purtroppo non stupisce. Leggendo il comunicato dei “Fratellini d’Italia” però si capisce che per loro il problema non è il lavoro nero ma il fatto che alcuni dei lavoratori in nero scoperti ricevessero il reddito di cittadinanza. Questo perché i signori in questione hanno un disegno ben preciso in mente. Da perfetti Robin Hood al contrario, lavorano per togliere ai poveri e dare ai ricchi e siccome il reddito di cittadinanza sta avendo successo nel ridurre il numero dei poveri assoluti, si affidano all’anedottica e alla propaganda per cercare di demolirlo.
Il lavoro nero esiste ed è assai diffuso, in Italia e anche in Trentino. Non serviva un’indagine per scoprirlo. Il fatto è che il lavoro nero non è di per sé collegato al reddito di cittadinanza, come invece cerca di dare a intendere la propaganda della destra. Il fenomeno esisteva infatti ben prima che il Reddito di cittadinanza venisse concepito e non ha mai infastidito la destra italiana, che ha anzi spesso vezzeggiato coloro che lo praticavano.
Nei fatti il Reddito di Cittadinanza ha consentito al 57% delle famiglie che lo ricevono di uscire dall’abisso della povertà assoluta, il che non vuol dire “fare la bella vita sul divano”, visto che l’assegno mensile medio erogato è di 581 euro, non tanto distante, quindi, dall’aumento mensile che la maggioranza regionale trentina si è concessa sullo stipendio dei politici. È una cifra che però consente di rifiutare offerte di chiaro sfruttamento, quelle, per capirci, che piacciono tanto alla destra di cui i personaggi sopra menzionati e i loro affini sono perfetti esponenti. Di più, la metà delle famiglie in povertà assoluta che riceve il reddito ha almeno un componente che lavora in regola, il che dovrebbe far capire come il fenomeno dei poveri che lavorano sia una piaga diffusa nel nostro Paese e che si aggraverebbe eliminando il reddito.
La verità è che da tempo è in corso una campagna di demonizzazione del reddito di cittadinanza, messa in atto da precisi potentati economici che tramite i loro lacchè politici vogliono incamerarsi le risorse disposte per contrastare la povertà, rendendo i cittadini se possibile ancora più deboli e ricattabili. Non c’è nient’altro dietro queste prese di posizione. È solo gente che lavora per rendere i poveri sempre più poveri e ricattabili e i ricchi sempre più ricchi e potenti. Il reddito di cittadinanza è un ostacolo alle loro mire, per questo lo vogliono disperatamente rimuovere, non importa quante bugie e forzature dovranno mettere in atto per arrivarci.
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Con un reddito di fannullanza parlamentare di 20.000 euro al mese, da più di un quarto di secolo, è facile finire a fare i buoi che danno del cornuto agli asini. Non tengono proprio vergogna sti impuniti di Sfracelli d’Italia.