Due pesi e due misure non si possono applicare, se succede arriva la sanzione. In Trentino le sedute del Consiglio provinciale, dove trovano spazio maggioranza e opposizione, sono state oscurate con “grande solerzia” (per non dire estrema pedanteria), ancor prima dei termini previsti dalla legge. In compenso la Giunta provinciale, che ovviamente è espressione della sola maggioranza, ha utilizzato tutta la forza d’urto del proprio ufficio stampa come organo di propaganda elettorale senza alcun vincolo o freno. Questo, in sintesi, il significato che si può attribuire alla decisione presa mercoledì 16 settembre (delibera 465/20/Cons) dall’Autorità per la Garanzia nelle Comunicazioni (Agcom), con conseguente condanna dell’operato della Provincia Autonoma di Trento.
Diciamolo subito, l’iter seguito da Agcom per esprimersi sulla violazione è durato un periodo oltremodo lungo. Questo perché Corecom, l’organo provinciale cui deve far riferimento Agcom, si è preso spazi e tempi per istruire la pratica che poco si conciliano con i quelli standard utilizzati in casi analoghi, per di più prendendo le parti della maggioranza politica anziché quelle dello stato di diritto. Questo purtroppo accade quando lo spoils system da a una maggioranza la nomina dei componenti delle Autorità di garanzia e queste vengono di conseguenza infarcite di persone politicamente fedeli. Alla fine Agcom è comunque riuscita a superare gli ostacoli posti da Corecom e ha potuto deliberare in prossimità delle elezioni ordinando alla Provincia di Trento di rimuovere il comunicato n.1798 diramato dall’ufficio stampa della Provincia l’8 agosto 2020 avente ad oggetto “Commercio, il commento del presidente e dell’assessore competente in merito all’impugnativa del Cdm”.
Agcom ha inoltre ordinato alla Provincia di pubblicare sulla home page del sito istituzionale, entro un giorno dalla notifica della delibera e per la durata di quindici giorni, un messaggio recante l’indicazione di non rispondenza del comunicato stampa a quanto previsto dall’art. 9 della legge 22 febbraio 2000, n. 28. Nel messaggio la Provincia dovrà espressamente fare riferimento all’ordine ricevuto dall’Autorità.
Che conclusioni si possono trarre da una vicenda simile?
Che l’informazione gioca un ruolo molto importante nella vita pubblica e se viene utilizzata in modo scorretto le preferenze e l’orientamento politico degli elettori può esserne influenzato, talvolta manipolato. Che la legge sulla par condicio è indubbiamente obsoleta e da modificare. Da un lato si oscurano le sedute del Consiglio provinciale facendo calare il silenzio sui lavori istituzionali, per di più con accorgimenti che spesso risultano pacchiani e ridicoli (ad esempio, invece di scrivere “il consigliere Marini ha detto” si nasconde il nome usando espressioni quali “il consigliere del M5S ha detto” col solo risultato di confondere il cittadino e di rendere imprecisa e lacunosa l’informazione), dall’altro alla Giunta viene consentito di agire come più le aggrada, usando la potenza di fuoco mediatica a sua disposizione senza nessun reale controllo e limite.
Grazie all’impegno del M5S questa volta quanto meno è stato certificato il comportamento scorretto della maggioranza (un altro procedimento è peraltro ancora pendente). Tuttavia il danno è stato fatto e la sanzione emanata è poca cosa rispetto al beneficio propagandistico ottenuto da chi ha violato le regole. Bisogna rompere questo circolo vizioso che avvantaggia spudoratamente chi comanda, altrimenti saremo sempre di fronte ad un gioco truccato a favore del più forte, cioè il contrario della democrazia

La cecità di chi scende in politica per goderne del potere va oltre ogni immaginazione. Ma le guerre, in ogni dove e in ogni tempo, non si sono mai vinte né si vincono con le tecnologie, con i DRONI, ma con gli scarponi.
Il M5S deve contrattaccare mettendo in marcia il popolo versato da questi arrivisti senza scrupoli.