Procedure elettorali. Alcune proposte per migliorare la nostra Democrazia

“La democrazia non esiste” scriveva il professore di logica Piergiorgio Odifreddi nel 2018 in una pubblicazione in cui analizzava la caduta libera della partecipazione al voto e gli effetti sul processo democratico in una situazione di forte astensionismo. La tesi di Odifreddi, peraltro avvalorata dal voto del 25 settembre scorso, era che con le leggi maggioritarie una minoranza dei votanti può ottenere la maggioranza dei seggi e instaurare la dittatura di una minoranza: cioè una dittatura in termini tecnici perché una parte minoritaria della popolazione si prende tutto il potere.

In astratto, ma neppure troppo, il ragionamento sviluppato da Odifreddi e da tanti altri studiosi della democrazia vale sia per le elezioni politiche che per quelle provinciali, avendo entrambi i sistemi elettorali modelli di distribuzione dei seggi che prevedono un sistema maggioritario su base proporzionale e non mutano in funzione dell’aumento esponenziale dell’astensionismo. 

Inoltre, in entrambi i casi, si applica sì un modello di divisione dei poteri ma non un modello di separazione delle funzioni. Infatti, chi ottiene la maggioranza dei seggi, pur rappresentando solo una minoranza del corpo elettorale, esercita sia le funzioni legislative che quelle esecutive, governando il popolo per l’intero mandato elettorale nell’assenza pressoché totale di poteri di controbilanciamento, posto che il potere giudiziario può intervenire solo in casi estremi di malaffare, che l’opposizione ha armi spuntate per contrastare il cumulo di poteri dei governati e che il cosiddetto quarto potere, la stampa, non gode di grande salute, dato che chi governa spesso si mette d’accordo con chi possiede i giornali e le TV… se non le possiede direttamente. 

Nel caso di specie, in Trentino, i componenti della Giunta che adottano delibere amministrative siedono in aula e votano anche i provvedimenti legislativi da loro stessi proposti. Il Consiglio ha una mera funzione di ratifica di quanto disposto dalla Giunta e l’iniziativa legislativa propria è relegata a questioni marginali.

L’unica leva su cui l’elettore può intervenire è il voto che si svolge ogni 5 anni. Al momento della compilazione della propria scheda, l’elettore deve firmare una cambiale in bianco per una qualsiasi formazione politica, per poi subire passivamente le scelte della minoranza vincente che assume pieni poteri. La chiamata alle urne è quindi l’unica fase in cui l’elettore può incidere nel sistema di governo, ma le sue opzioni sono limitate e in un sistema come il nostro, qualsiasi scelta porta inevitabilmente a insediare una minoranza politica che avrà facoltà di esercitare un potere pressoché assoluto per 5 anni, spesso cercando di incidere sul sistema stesso per facilitare la propria conferma.

A partire dalle predette considerazioni, dovremmo assumere che il momento del voto è centrale e supportato da un’infrastruttura democratica sviluppata e dotata di strumenti moderni per assicurare la massima trasparenza e la massima inclusione. Ci stiamo rendendo conto che purtroppo le cose non affatto vanno così. Ecco perché, dopo aver tentato (invano) di migliorare le procedure referendarie, abbiamo provato ad approfondire la conoscenza e ad ottenere chiarimenti anche per quanto riguarda il procedimento elettorale, presentando una serie di interrogazioni su diversi temi che hanno a che fare col processo elettorale e le sue storture: le ragioni involontarie dell’astensionismo, il voto dei lavoratori e degli studenti fuori sedi, il voto dei residenti all’estero, il voto delle persone con problemi di mobilità, l’informazione sulle modalità per esprimere il voto di preferenza, l’esclusione delle donne dai luoghi della rappresentanza, i controlli e i monitoraggi sui processi elettorali oppure la conformità delle procedure di raccolta delle firme e di presentazione delle liste con i rilievi del Comitato dei Diritti Umani e con i principi stabiliti dal Patto internazionale dei diritti civili e politici ratificato dall’Italia nel 1967. 

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3967/XVI del 2-ott-2022
Partecipazione elettorale, astensionismo e modernizzazione dei procedimenti elettorali in Provincia autonoma di Trento

3973/XVI del 4-ott-2022
Presenza di componenti della delegazione dell’ufficio (OSCE) per le istituzioni democratiche e i diritti umani (ODIHR) nei seggi ubicati in Trentino nel corso della consultazione elettorale del 25 settembre 2022

3975/XVI del 4-ott-2022
Conformità della legge provinciale sui referendum con il provvedimento conclusivo del procedimento n. 2656/2015 adottato dal Comitato dei diritti Umani dell’ONU il 9 novembre 2019

4001/XVI del 6-ott-2022
Consentire l’esercizio del diritto di voto per corrispondenza agli elettori trentini temporaneamente all’estero

4004/XVI del 7-ott-2022
Iniziative legislative o organizzative intraprese dalla Giunta provinciale per assicurare l’esercizio del diritto di voto in occasione delle consultazioni elettorali provinciali anche ai fuori sede

4066/XVI del 24-ott-2022
Attivazione di una forma di collaborazione con l’Istituto internazionale per la democrazia e l’assistenza elettorale (International IDEA)

4068/XVI del 25-ott-2022
Promuovere tutte le iniziative per recuperare i fondi dovuti dallo Stato alla Provincia di Trento da destinare alle emittenti locali per la comunicazione politica nelle campagne elettorali e referendarie

4071/XVI del 25-ott-2022
Elaborazione di un piano di comunicazione istituzionale volto ad illustrare al corpo elettorale le corrette modalità di voto

4082/XVI del 2-nov-2022
Percorsi partecipativi sul tema dell’inclusione della donna negli organi elettivi locali, provinciali e regionali

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3 Replies to “Procedure elettorali. Alcune proposte per migliorare la nostra Democrazia”

  1. Ci basti vedere le politiche ultime del 25 settembre scorso. Un partito che dal 2% è balzato (come un elettrocardiogramma elettorale impazzito) al 26% tanto che oggi governa con un premier eletto solo dal 16% degli italiani!

    Si sono presentati alle urne solo il 64% (la percentuale più bassa mai registrata) degli aventi diritto e, nonostante ciò, Fratelli d’Italia col 26% del 64% dei votanti, governa una intera Nazione.

    Quindi, in conclusione, solo il 16% circa degli italiani ha eletto il Presidente del Consiglio attuale, anche per il restante 84% degli italiani. Che dobbiamo dire di questo “meraviglioso” sistema elettorale? Evviva la democrazia (?)

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