Alla Provincia Autonoma di Trento interessa davvero contrastare il mobbing? Il dubbio sorge spontaneo, almeno a giudicare dalla lettura della relazione sull’attività del Coordinamento provinciale antimobbing svolta nel periodo compreso fra l’11 novembre 2019 – 30 settembre 2021.
La miseria di tre riunioni in quasi tre anni. Un sito internet, ereditato dal precedente coordinamento, progettato ma non ancora reso disponibile. Una ricerca sul fenomeno del mobbing in Provincia, commissionata all’Università di Trento sempre dal vecchio coordinamento, che non ha ottenuto abbastanza risposte da essere ritenuta rappresentativa. Iniziative di formazione e sensibilizzazione su mobbing e bossing, ferme all’ipotesi di assegnare a Trentino School of Management la realizzazione di percorsi ad hoc partendo da un “workshop tematico” da svolgersi in un imprecisato futuro. Questo l’impietoso riassunto dell’attività svolta sinora dal Coordinamento Provinciale Antimobbing, un quadro che getta una luce inquietante sul reale impegno profuso dalla Provincia di Trento nel contrasto ai fenomeni di mobbing, la cui gravità è divenuta di dominio pubblico a seguito delle indagini sulla scomparsa della dottoressa Sara Pedri.
Le riunioni. L’attuale Coordinamento provinciale antimobbing si è insediato l’11 novembre 2019, esattamente a 11 mesi di distanza dalla conclusione dei lavori di chi li aveva preceduti. Da lì in poi non è che le riunioni si siano succedute a ritmo tambureggiante. Ce n’è stata una seconda il 18 febbraio 2020, seguita da una terza il 23 settembre 2021, e quest’ultima, si badi bene, avvenuta solo dopo che il M5S aveva sollecitato più volte la stesura della relazione sull’attività del comitato stesso (vedasi interrogazioni 2856/XVI, 2860/XVI e 2865/XVI).
Il sito internet. Il vecchio coordinamento aveva dato input di strutturare e definire i contenuti di un sito internet, comprensivo di casella di posta elettronica. La struttura del sito a quanto pare è stata definita, così come i suoi contenuti, l’attivazione è però ancora di là da venire. Inoltre, è stato deciso che la mail del sito non dovrà servire a raccogliere segnalazioni delle vittime o di persone informate di casi di mobbing, ma alla “finalità di raccogliere input migliorativi da soggetti rilevanti per la problematica del mobbing”, cioè consigli da esperti del settore. Quando sarà attivato il sito, chi il mobbing lo subisce dovrà dunque rivolgersi altrove. Si spera che almeno vengano fornite indicazioni su come presentare segnalazioni sicure tramite il sistema digitale di raccolta whistleblowing o direttamente tramite le autorità giudiziarie.
La ricerca. Il vecchio Coordinamento aveva commissionato all’Università di Trento una ricerca sul mobbing in Provincia. Il lavoro è stato svolto, ma è difficile ritenerlo statisticamente significativo perché il campione di risposte è stato troppo basso. I questionari compilati sono stati 357, l’8.42% del totale di quelli inviati (che erano stati 4240), corrispondenti al 33.68% del target prefissato (1060 questionari). Nella relazione si dice che il campione della ricerca sarebbe “ridotto rispetto alle aspettative ma socio-demograficamente rappresentativo”, eppure si conclude precisando che “è evidente comunque un tema di rappresentatività del campione analizzato dalla ricerca”. Ovvero i numeri sono così piccoli che i risultati raccolti potrebbero non corrispondere alla realtà.
Le iniziative. L’ultimo capitolo delle attività svolte dal Coordinamento provinciale riguarda la formazione e la sensibilizzazione sui fenomeni di mobbing. L’idea è di affidare alla Trentino School of Management un percorso di formazione dedicato agli operatori “potenzialmente coinvolti”, oltre ad “azioni di sensibilizzazione in merito al corretto significato del termine mobbing”. Si vorrebbe partire con un “workshop tematico”. Al di là del fatto che nella relazione non si specifica alcun impegno preciso, ancora una volta l’attenzione più che alle vittime di mobbing sembra essere rivolta al personale del settore.
Questo è quanto, e pur con tutta la buona volontà, non pare che l’impegno del Coordinamento sia stato sin qui particolarmente assiduo anche dopo lo scoppio dello scandalo legato alla scomparsa di Sara Pedri. A fronte dei fatti ci pare legittimo dubitare che l’impegno promesso dalla giunta nel contrasto al mobbing sia reale. Lo fosse, avrebbero chiesto e ottenuto ben altri risultati dal Coordinamento antimobbing, che pare invece essere lasciato a se stesso, producendo inevitabilmente gli scarsi risultati riportati sopra.
La macchina dell’amministrazione pubblica per funzionare ha bisogno di politici e amministratori che se ne interessano e che fanno la loro parte, non di gente che si cura solo della propaganda elettorale.
Relazione coordinamento provinciale antimobbing
del 27 dicembre 2018 (scarica PDF)
Relazione coordinamento provinciale antimobbing
30 settembre 2021 (scarica PDF)
(intervento inoltrato al giornale L’Adige il 30 ottobre 2021 – ad oggi non pubblicato)
Le interrogazioni:
2856/XVI del 14 luglio 2021 – Relazione sull’attuazione della legge provinciale n. 2/2013, concernente “Prevenzione e contrasto del mobbing e promozione del benessere organizzativo sul luogo di lavoro e modificazioni della legge provinciale 18 giugno 2012, n. 13, in materia di pari opportunità”
2860/XVI del 15 luglio 2021 – Violazione delle norme di legge o contratti collettivi in materia di mobbing e bossing in Trentino
2865/XVI del 19 luglio 2021 – Fenomeni di mobbing e bossing negli ambienti di lavoro della Provincia autonoma di Trento
3038/XVI del 28 settembre 2021 – Esiti e pubblicazione degli studi e delle indagini sul fenomeno del mobbing in provincia di Trento
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2 Replies to “Mobbing: la Provincia ciurla nel manico”